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Frate Indovino

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"Sii pacifico!"

08 maggio 2024
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Quando, il giorno prima, il mio guardiano p. Marco mi ha proposto di partecipare all'udienza del mercoledì, con la possibilità di incontrare Papa Francesco, ho cominciato a riflettere molto, e dentro di me è iniziata a sorgere una domanda: che cosa potrei portare con me da condividere con il Santo Padre?

Pensavo a tutte le intenzioni di preghiera che mi sono state affidate ultimamente, e ancora di più alle tante fatiche e sofferenze del mondo attuale e di cui sono a conoscenza. Alla fine, un vissuto ancora più pressante, e che abita nel fondo del mio cuore da molto, è venuto ad abbracciare tutti gli altri interrogativi e pensieri.

Come ve lo potrei descrivere? E' sia paura che speranza, è sia dubbio che preghiera. Si tratta di uno scoraggiamento dinanzi alle vicende della storia attuale, è come un'amara sensazione che mi fa realizzare di essere ad un crocevia senza precedenti, dove mi sembra che forte sia la tentazione di rassegnarci all'impotenza...

Ma come rinunciare ad agire e a sperare, se il Signore stesso si è fidato dell'umanità, al punto di crearla e di redimerla ?! Se Lui si fida di noi, voglio fidarmi anch'io... voglio sperare e ricercare una via, oggi, ora!

Così il viaggio verso Roma è cominciato, la strada era piovigginosa, e presto si è affacciata l'alba sopra Trastevere. Sono arrivati i corridoi più nascosti della Basilica di San Pietro, e la S.Messa presso la tomba dell'Apostolo. Un'attesa emozionata mi faceva ripetere dentro di me: ci sarà davvero la possibilità di scambiare una parola con il Pontefice?

Alla fine dell'udienza, Papa Francesco è stato trasportato sulla sedia a rotelle verso i diversi gruppi. Si è lasciato divorare dalla gente con una pazienza che mi ha edificato: strette di mano, abbracci, richieste, benedizioni, selfie a non finire più. Ed eccolo avanzare verso di noi. Ho atteso il momento giusto e mi sono quasi lancio verso di lui, sussurandogli questa domanda: "Santità, che cosa può fare un giovane frate, oggi, per la pace?"

Mi guarda dritto negli occhi e risponde come un lampo: "Sii pacifico!"

La sua risposta mi sta facendo riflettere tanto. Non mi sarei mai aspettato un richiamo così chiaro e alla vita interiore. Avrei immaginato un consiglio sul fare, ed invece ho ricevuto una chiamata ad essere. Ossia ad investire le mie forze anzitutto non nella lotta sociale, ma in quella spirituale. Come se la prima, per essere autentica, non potesse che traboccare dalla seconda.

In altre parole, penso che Papa Francesco mi abbia rivolto, con toccante semplicità e amabile fraternità, un invito a tornare sempre al Vangelo. Ed a partire costantemente dal cuore nostro, dalla presenza di Cristo in noi. E' infatti la Sua pace che san Francesco ha ricevuto come saluto da donare, come annuncio e speranza da portare attraverso le strade della storia.  

Ora, posso dire che quelle paure e quelle speranze stanno trovando molta più luce. Ed una consolazione tenera, una via concreta da cui ogni giorno iniziare, custodendo queste parole preziose del Santo Padre.

Perchè ogni giorno si può costruire in noi una culla per la pace, nella consapevolezza che non esiste una pace in sé, staccata da tutti e più o meno difficile da raggiungere. E che non potrà esistere mai una pace la quale non abbia la sua culla quotidiana nella vita delle persone pacifiche.

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