Economia solidale

La cinquantesima edizione delle Settimane Sociali

di Andrea Gagliarducci
Il rapporto tra democrazia e partecipazione

Solo ospiti d’onore, per la cinquantesima edizione della Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, a Trieste dal 3 al 7 luglio: apre il 3 luglio il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, chiude il 7 papa Francesco. Nel mezzo, sessioni, workshop, riflessioni sul tema: “Al cuore della Democrazia. Partecipare tra Storia e Futuro”.
Argomento quasi obbligato, in un anno elettorale senza precedenti. Perché sono ben 50 le tornate elettorali che si celebrano nel mondo, e che coinvolgono ben 76 Paesi, in una transizione di potere di governo che può essere massiccia e che include anche le elezioni europee.  


Ma cosa sono le Settimane Sociali dei Cattolici in Italia? Nate nel 1907 su intuizione di Giuseppe Toniolo, la prima fu a Pistoia, sono riunioni di studio e di confronto per far conoscere ai cattolici il messaggio sociale cristiano, per orientare il loro impegno nella società civile. Gli incontri si sono tenuti ogni anno dal 1907 al 1915. La Prima guerra mondiale impose un primo stop, e la ripresa dopo la Grande Guerra durò poco, perché il Fascismo non gradiva l’impegno dei cattolici. Tra il 1945 e il 1970 si fecero di nuovo incontri annuali, e poi tutto si fermò, fino al 1991. Da allora, le Settimane Sociali hanno ripreso a cadenza pluriennale.


Fino a quest’anno si chiamavano Settimane Sociali dei Cattolici Italiani. Hanno cambiato leggermente definizione, diventando le Settimane Sociali dei Cattolici in Italia, a testimoniare il nuovo tessuto interculturale dell’Italia. Ma non è la sola novità. Si è prevista, dopo la fase di preparazione e l’evento, una “fase di generazione”, un qualcosa per rendere concreto l’impegno.  Certo, non sembra più essere il tempo delle forme identitarie forti. Ma la speranza è che questa Settimana Sociale sia la semina per una nuova generazione di cattolici che decidano di impegnarsi concretamente nel contesto sociale, economico e politico. In più occasioni, lo ha chiesto anche papa Francesco. E, nella sua visita a Trieste, potrebbe ribadirlo e riaffermarlo.