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L’ESTATE NON È UNA STAGIONE PER ANZIANI… o così sembra

22 agosto 2024
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Come combattere caldo e solitudine nella terza età

Caldo e solitudine sono i due maggiori rischi contro i quali la popolazione anziana, soprattutto i circa 9 milioni che in Italia vivono completamente soli o in compagnia del proprio coniuge, deve combattere ogni estate.
Sicuramente con l’avanzare dell’età, il corpo ha tempi di reazione e adattamento alle alte temperature assai meno efficaci. Per questo gli anziani rischiano più degli altri, specialmente se sono malati o over 75, questo perché possono sviluppare rapidamente disidratazione, subire un aggravamento di patologie croniche esistenti (come quelle cardio-respiratorie) o essere vittime di un colpo di calore.
Può aiutare in questo periodo il rispetto di alcune regole di base:

1. Uscire di casa nelle ore meno calde della giornata (evitare di uscire dalle ore 11.00 alle 18.00). 
2. Verificare sempre la disponibilità in casa di acqua, ghiaccio, frutta e verdura.
3. Evitare bevande alcoliche, ghiacciate, gassate e zuccherate. Abbondare con frutta e verdura e abolire cibi grassi e troppo conditi.
4. Indossare abiti leggeri di cotone o lino, meglio se di colori chiari, perché attirano meno i raggi solari.
5. Bere 2 litri di acqua al giorno a meno di indicazioni diverse del medico di famiglia.
6. Areare la casa durante le ore notturne, mentre durante il giorno evitare l’ingresso dei raggi solari chiudendo le imposte esterne e le tende.
7. Conservare correttamente i farmaci nella loro confezione, lontano da fonti di calore e da irradiazione solare diretta. Conservare in frigorifero i farmaci per i quali è prevista una temperatura di conservazione non superiore ai 25-30°C.
8. Se possibile, recarsi (o portare la persona assistita) in luoghi climatizzati, per almeno 4 ore al giorno o soggiornare nei luoghi meno caldi della casa.
9. Fare spugnature con acqua fresca per mantenere un’adeguata temperatura corporea.
10. Prestare attenzione alla comparsa di sintomi come confusione mentale e agitazione, che possono indicare sofferenza dovuta alle elevate temperature.

Un discorso attento merita il tema della solitudine che, può influire sul benessere psicofisico più di quanto non si creda. 
Bastano semplici e leggeri momenti come mangiare insieme una fresca anguria, visitare un santuario o una chiesa che sono sempre luoghi più freschi, sedersi ai piedi di un albero e farsi raccontare episodi e aneddoti del proprio passato magari già ascoltati altre volte e perché non recitare insieme il rosario, leggergli il giornale, una partita a carte o a scacchi, bagnarsi i piedi al fiume e farli tornare per un attimo bambini.

Relazioni, attività e stimoli sono gli elementi fondamentali per non farsi fagocitare dalla solitudine.
Laddove non si hanno parenti, o amici, o vicini presenti, in estate ci si può rivolgere a strutture ed associazioni che organizzano attività ricreative ad hoc, e fortunatamente in Italia non sono poche.

Ve ne segnaliamo alcune:

Aperti per ferie è l’iniziativa di Auser, una rete di associazioni di volontariato e di promozione sociale presente su tutto il territorio nazionale, impegnate nel favorire l’invecchiamento attivo degli anziani e valorizzare il loro ruolo nella società. I servizi che offrono vanno dalla compagnia telefonica, alla consegna a casa di spesa e farmaci, al trasporto sociale ma anche passeggiate, incontri culturali, musica, ballo, merende, gite e soggiorni estivi nelle località turistiche di mare o montagna. Sul sito Auser nell’area dedicato alla campagna “Aperti per ferie”, è possibile consultare la sezione “Dalla A alla Z – Le iniziative degli enti locali e del volontariato contro l’emergenza caldo”.
 
Milano Aiuta Estate è l’iniziativa del Comune di Milano, che garantisce un supporto alle persone anziane e fragili che trascorrono l’estate in città e possono trovarsi in difficoltà a causa delle alte temperature o della solitudine
Attraverso il centro contatto comunale allo 02.02.02, dal lunedì al sabato dalle 8 alle 18, è possibile chiedere aiuto e ricevere informazioni sui servizi che possono essere attivati per le persone vulnerabili: si va dal semplice orientamento ai servizi del territorio all’assistenza domiciliare, dalla consegna dei pasti a domicilio al sostegno relazionale telefonico al supporto per l’igiene personale e della casa.
Alla parte assistenziale del piano si aggiunge una parte sociale che ha l’obiettivo di coinvolgere in attività ricreative le persone più anziane che non hanno una rete di relazioni consolidata in città o le cui famiglie sono lontane o si assentano temporaneamente per le vacanze.

Viva gli anziani! È il progetto nato vent’anni fa come sperimentazione della Comunità di Sant’Egidio e del ministero della Salute. Questo programma è una best practice (miglior pratica) a livello europeo, è presente in 11 città italiane e monitora più di 18mila anziani. È stato riconosciuto anche dalle Nazioni Unite tra le azioni positive a favore degli anziani e a sostegno di un invecchiamento attivo. Viva gli anziani! contrasta l’isolamento sociale, attraverso la creazione di reti, che si collocano accanto alle risposte tradizionali (assistenza domiciliare, servizi residenziali, etc.) e raggiungono quella parte di popolazione esposta a rischi. È diretta a tutti gli over 80 residenti sul territorio individuato per la realizzazione del programma, e coinvolge attori delle reti informali (vicini, portieri, commercianti, medici di base, etc.). Il progetto funziona attraverso la registrazione, in formato elettronico, dei dati anagrafici dell’anziano (secondo le norme a tutela della riservatezza). Partendo da questi elenchi gli anziani vengono contattati regolarmente ed inseriti nel programma di controllo telefonico, ricevono visite domiciliari ed usufruiscono di interventi diretti, a loro richiesta.
Per informazioni si può contattare “Viva gli Anziani!” al numero 06. 899 22 22 oppure alla email: soli.no@santegidio.org.  
Per cercare di affrontare il problema alla radice, valutare un cambio culturale potrebbe essere una valida soluzione per il futuro.
Secondo l’Istat, nel 2050 ci saranno 263 anziani ogni 100 giovani e di conseguenza l’attuale sistema assistenziale impostato sul lavoro di cura delle donne e sulla famiglia rischia di implodere. Considerando che non tutti potranno permettersi le rette delle case per anziani, forse bisognerebbe considerare il cohousing (coresiden
za o residenza condivisa). Ma per fare questo è necessario slegarsi da pregiudizi culturali.

La nostra cultura accetta di buon grado il fatto di dividere la casa quando si è studenti o con colleghi di lavoro, ma per quanto riguarda la condivisione di abitazioni comuni nella terza età è ancora troppo legata ai modelli familiari tradizionali e alle forme di proprietà classica dell’abitazione.
Eppure l’esperienza di cohousing tra anziani è un modello abitativo molto diffuso in nord America e in Europa e registra un notevole successo che non deve stupirci.
La coabitazione permette agli anziani che vivono da soli di poter tornare a vivere in compagnia di altre persone, fa registrare un risparmio considerevole in termini di costi per l’abitazione e soprattutto permette di sviluppare nuovi rapporti tra i nuclei familiari, ed il resto delle loro famiglie, meno basato sull’assistenza e più sulla condivisione.
Si tratta in fondo di creare consapevolmente delle micro-comunità i cui componenti condividono la medesima motivazione: la realizzazione di relazioni sociali, l’antidoto alla solitudine. 

di Filippa Dolce

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