Chi va all’osteria - trova compagnia
San Bonaventura si chiamava Giovanni di Fidanza e nacque a Bagnoregio, in provincia di Viterbo, nel 1217. Egli stesso narra che da bambino si ammalò gravemente, ma fu risanato da san Francesco in persona il quale, facendo su di lui un segno di Croce, pronunciò queste parole: “Bona ventura”. Fu guarito e da allora fu chiamato Bonaventura.
Entrò nell’Ordine francescano. San Bonaventura affermò chiaramente che Dio è l’essere assoluto, eterno, provvidente e illuminante, perché la vita, la sapienza, la bontà di Dio sono la luce stessa di Dio impressa nelle cose al momento della creazione. Egli, cioè riconosce uno stretto legame tra Creatore e realtà creata. Infatti, san Bonaventura è convinto che solo così si possa spiegare il continuo intervento provvidente di Dio nel creato. L’uomo arriva a Dio partendo dalle sue cose della sua vita quotidiana.
Scrisse numerose opere di carattere teologico e mistico, tra queste importante fu la “Legenda maior”, biografia ufficiale di san Francesco. In lui pienezza di fede, di pietà, di lavoro, di azione, fu tutto permeato dell’amore di Dio. Cose che lo aiutarono a conservare la vita spirituale insieme ad altre virtù: la purezza, l’umiltà, la speranza, la carità. Una grande potenza d’amore semplice e affettuosa, un senso d’equilibrio morale lo distinsero in mezzo ai suoi frati. Tutto questo, oltre alla profonda capacità di rinuncia di se stesso fa di lui un santo.