Far molto non sempre lode ottiene è più stimabile far poco e bene
Elisabetta, figlia del re Andrea II d’Ungheria, nacque nel 1207. Giovanissima, andò sposa a Luigi IV di Turingia. Con il marito si instaurò un legame profondo di stima, di affetto e di amicizia, che si manifestò in lei in forma di tenero sentimento di sposa. Elisabetta sviluppò, anche, una intensa spiritualità nel rispetto della volontà di Dio. Infatti, insieme al suo sposo, non teneva in alcun conto le ricchezze e le vanità del mondo: era un’anima di pietà e di carità.
L’incontro con alcuni frati minori giunti in Germania a portare il messaggio di san Francesco, diedero una impronta nuova al suo stile di vita, che cominciò a permearsi della spiritualità francescana. Ebbe tre figli. A venti anni era già vedova, ma non volle risposarsi tale fu il dolore per la perdita del marito.
Quel Dio che amava in lui, amava nei poveri, a cui si dedicò, donando loro quanto avevano bisogno. Si occupò dei malati senza risparmiarsi. Diede ciò che possedeva, vestì come le Terziarie francescane e arrivò ad elemosinare, sulle orme di san Francesco. I parenti, disdegnando il suo comportamento, le tolsero i figli. Povera tra i poveri, che assisteva prodigandosi nei servizi più umili, morì giovanissima con una grande gioia nel cuore.