NOVEMBRE - La rete da pesca
Il giudizio finale
La storia dell’uomo ebbe inizio con la creazione e si chiuderà con il giudizio finale. La fine del mondo e il giudizio universale ovviamente non sono affermazioni scientifiche che ci dicono cosa sarà della Terra tra mille o tra un miliardo di anni, bensì affermazioni teologiche. La concezione che al termine della vita Dio giudicherà tutti gli uomini e in base alle loro azioni destinerà ciascuno al Paradiso oppure all’Inferno, è comune a molte religioni e filosofie.
Secondo la Chiesa cattolica gli uomini subiscono un giudizio particolare subito dopo la morte, per cui l’anima «o passerà attraverso una purificazione, o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo, oppure si dannerà immediatamente per sempre», e un giudizio alla fine dei tempi, quando i corpi risusciteranno e si riuniranno alle anime. Gesù, durante la vita pubblica, si è soffermato spesso sulla realtà della Sua ultima venuta.
In particolare nella celebre parabola di Matteo 25,31-46. L’immagine utilizzata dall’evangelista è quella del pastore che separa le pecore dalle capre. Alla destra sono posti coloro che hanno agito secondo il comandamento dell’amore, soccorrendo il prossimo affamato, assetato, straniero, nudo, malato, carcerato, mentre alla sinistra andranno coloro che non hanno soccorso il loro prossimo. La parabola ci dice chiaramente che noi saremo giudicati più sulla carità che sulla fede professata.
Dio ci offre con misericordia e pazienza questo tempo affinché impariamo ogni giorno a riconoscerlo nei poveri e nei piccoli, ci adoperiamo per il bene e restiamo vigilanti nella preghiera. La vita infatti non ci è data per noi stessi, ma è un dono che ci è dato perché lo doniamo.