Chi si marita male - non fa mai Carnevale
Paolo apparteneva al gruppo dei primi convertiti giapponesi, frutto dell’evangelizzazione nel lontano Giappone, in cui operò il grande san Francesco Saverio. Dopo Francesco Saverio, l’incredibile opera venne continuata dai suoi confratelli della Compagnia di Gesù, in un ambiente difficile se si considera la mentalità così diversa dalla nostra e la difficile lingua giapponese. Ma, la semina portò abbondanti frutti e tra i convertiti vi era il giovane Paolo Miki, nato a Kioto.
Egli entrò presto in seminario e prese i voti solenni. Padre Miki, gesuita giapponese, fu un ottimo predicatore, il migliore del proprio tempo, dai sentimenti affettuosi. In Giappone, i missionari cristiani furono favoriti, nelle loro opere, da un atteggiamento di tolleranza, ma improvvisamente, per diversi motivi, lo shagun Taicosama decretò la loro espulsione. Alcuni tra i religiosi rimasero, nascondendosi e proseguendo l’opera di apostolato.
L’arrivo di nuovi missionari, però, non piacque a Taicosama il quale ne decretò l’arresto. Paolo Miki venne catturato a Osaka insieme ad altri due compagni e trasferito in carcere, dove erano reclusi altri cristiani e missionari, tra cui due giovanissimi ragazzi. Furono torturati e i persecutori tentarono anche di far loro rinnegare la fede, ma nessuno abiurò. Infine, vennero messi a morte su una collina presso Nagasaki, chiamata oggi “la santa collina”. Furono legati sulle croci e vennero trafitti da lance che trapassarono il cuore. Paolo Miki, prima di morire, perdonò i propri carnefici.