Tema del mese

MAGGIO - Il buon Samaritano

[Lc 10, 30-34] - «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono...

La virtù della compassione

Il termine compassione è spesso interpretato in modo distorto, come un provare pena. Ma la compassione non è questo. Il termine deriva dal latino “cum-pati” (soffrire con, soffrire insieme) corrispondente del greco “sympátheia” (comunanza di dolore). La compassione è dunque “simpatia” per la sofferenza dell’altro, fino a divenire condivisione della sofferenza dell’altro.

La compassione si manifesta guardando in faccia chi è nella sofferenza, avvicinandolo tanto che il suo dolore diventa il mio dolore. È l’esperienza di san Francesco d’Assisi quando bacia il lebbroso e lo abbraccia. Di fronte al male, alla sofferenza dell’altro, siamo chiamati a decidere se rischiare di perdere il nostro tempo, di rimanere coinvolti, oppure pensare che non ne valga la pena. La compassione è il sentimento contrario dell’egoismo, dell’indifferenza, della chiusura in noi stessi, dell’insensibilità.

La compassione è il linguaggio di Dio. Nei Vangeli, Gesù tante volte viene preso da compassione nei confronti di un’umanità debole e sfinita. La compassione però non è solo una virtù cristiana, ma è un valore universale. Lo abbiamo sperimentato in questi ultimi anni segnati dalla pandemia, sospinti dal bisogno di prossimità e di assunzione della cura dell’altro. Si tratta di tenere viva questa fiammella. Infatti, l’unica cosa necessaria per gli altri e per noi, nella nostra impotenza e fragilità creaturale, è la compassione. Una compassione dalla quale nessun essere vivente deve essere escluso.

Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui.

[Lc 10, 30-34]

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