In medicina si utilizzano soprattutto le foglie, raccolte in maggio-luglio e seccate all’ombra.
La piantaggine contiene il flavonoide luteolina, mucillagini, acido salico, tannini, sali minerali e sostanze amare che nel loro insieme risultano particolarmente attive per la regolazione delle funzioni organiche con uno specifico potere antibatterico, antinfiammatorio, astringente, bechico, cicatrizzante, emolliente, diuretico e depurativo.
Meglio e più di ogni altra erba la piantaggine è capace di purificare il sangue, i polmoni e lo stomaco ed è pertanto indicata per chi ha cattivo sangue, per coloro che hanno debole costituzione, per gli anemici e per i soggetti linfatici e può quindi sostituire tanti altri rimedi proposti dall’industria farmaceutica.
Le sue capacità antiemorragica, antidiarroica e decongestionante la fanno consigliare negli stati di deperimento organico e nelle convalescenze e come valido rimedio ad uso esterno per le vene varicose. Nelle emorragie interne, nelle irritazioni del tubo digerente e in genere nei disturbi intestinali si usa anche il decotto preparato lasciando bollire per mezz’ora a calore moderato 30 g di foglie in 500 ml d’acqua. Si filtra, si lascia riposare e si prende a tazzine durante il giorno.