E Dio, questo centro che è dovunque, questo cerchio la cui circonferenza non è in nessun luogo, trovandomi, attraverso la mia incorporazione col Cristo, incorporato in questo immenso e terribile moto di gravitazione che è amore, che è lo Spirito Santo, mi amava. Questa è la scoperta di Thomas Merton, come la racconta nella sua autobiografia spirituale pubblicata nel 1948, lui «cittadino di un secolo disgustoso, il secolo dei gas asfissianti e delle bombe atomiche», un secolo non diverso dal nostro.
Figlio del nostro secolo è Shia Laboeuf (1987), nome noto ai grandi schermi, voce a tratti stonata del coro di Hollywood, un attore aspro e brillante, ma al tempo stesso una personalità irrequieta, tanto rissosa quanto fragile. Ebreo non praticante, Shia ha sbarcato il lunario a Los Angeles, dove per riscattare le sue origini non certo benestanti l’alternativa allo spaccio era lo show business. Ma teniamo da parte i suoi exploit, siano essi i misfatti di una vita impetuosa o i titoli della sua filmografia. Nel 2022 accetta di interpretare Padre Pio nell’ultimo film di Abel Ferrara, più che un biopic sul santo cappuccino, un documentario sull’eccidio di S. Giovanni Rotondo del 1922, in cui 13 socialisti morirono in un subbuglio di spari nel bel mezzo di un confronto di strada con la forza pubblica e gli oppositori fascisti. Padre Pio era estraneo ai fatti, ma pregava forte (queste le parole riferite da un testimone che era con lui): «Preghiamo, perché non sanno il male che stanno compiendo». Shia interpreta un Padre Pio intenso, credibile. Ed è, tutto sommato, la vera rivelazione di questo film.
Laboeuf accoglie la sfida di interpretare il santo di Pietrelcina in un tempo faticoso e oscuro della sua vita, dopo un’accusa di abusi dalla sua ex-compagna, il tracollo della sua carriera, il riparo facile nell’alcolismo, uno spleen feroce e mortifero. Inizia a seguire un gruppo di recupero online, s’imbatte in una dinamica nuova: umani disposti a cambiare. In uno di questi incontri incontra il regista Abel Ferrara, che gli chiede se avesse mai sentito parlare di Padre Pio. Per Shia era un’occasione per rimettersi in sesto, tornare sulla cresta dell’onda. Ma come lui stesso dirà in un’intervista rilasciata all’emittente Padre Pio TV: «Quando Dio gioca a scacchi con te, Dio bara, truccando in dadi in tuo favore».
Non poteva interpretare Pio senza prima essersi innamorato di Cristo. Comincia dunque il suo training, va in cerca del convento cappuccino più vicino a casa sua e trova la fraternità di San Lorenzo, il noviziato dei cappuccini del Nord America, a Santa Ynés CA. Si apposta lì, inizia a studiarne la vita, inizialmente da spettatore, comincia a partecipare alla messa, parla con i frati. Prima Jude, il portinaio, poi Alex. Si coinvolge nelle loro abitudini e tra i loro abiti, si interessa della comunione che mostrano di avere tra di loro e con la gente, rimane folgorato dalla loro gioia. Poiché gli è utile per calarsi nello stile celebrativo dell’epoca di Padre Pio, a Oakland attende a una messa tradizionale, e rimane affascinato dal silenzio e dal mistero a tratti incomprensibile di quell’antica liturgia. Inizia, suo malgrado, il tempo di una seduzione. Legge gli scritti di S. Pio, ascolta le storie dei frati che lo hanno accolto a San Lorenzo, trova ispirante la vicenda di fra Jim Townsend, un ex-omicida divenuto frate cappuccino: le conversioni di altri sono fiammiferi accesi per le nostre sterpaglie interiori.
Complice l’intensa compagnia di Padre Pio e l’amicizia dei fratelli cappuccini di Santa Ynés, Shia non solo restituisce un’immagine persuasiva del santo cappuccino ma lascia che un varco di conversione sia finalmente aperto.
Come accade al cristiano, quando nella sua preghiera contemplativa compone il luogo e la storia dei vangeli, così deve essere stata l’immersione dell’artista nel contesto storico-religioso di Padre Pio: rivivere e interpretare, con il bagaglio dei propri vissuti personali, la storia di un santo così accessibile, è stato l’aggancio di Laboeuf a un’esperienza di fede che lo ha radicalmente cambiato. La sofferenza dei suoi anni scapestrati poteva non essere stata una pagina del teatro dell’assurdo: un Narratore divino gli stava annunciando un sequel. Anzi, una vera sequela.
Il 31 dicembre 2023, Shia ha ultimato il suo percorso di iniziazione cristiana ricevendo il sacramento della Cresima, per le mani del vescovo Robert Barron. Il manipolatore seriale (così si descrive lui stesso) si è così rimesso nelle mani del Dio di Israele, che nella croce di Gesù Cristo gli ha rivelato il suo amore per lui. La storia di una stella del nostro secolo, si intreccia con la storia di un povero frate stigmatizzato di un villaggio marginale della provincia italiana. Il suo cuore elastico (come nel titolo di una canzone in cui Shia figura come protagonista del videoclip) è adesso un cuore di carne. Quando durante una recente intervista gli viene domandato come descriverebbe il nuovo Shia, risponde: «Un uomo molto amato da Dio che desidera riamarlo al meglio delle sue possibilità e cerca di vivere una vita giusta».