C’è stata una scoperta che alcuni ragazzi, più di venti anni fa, hanno avuto il dono di incominciare a fare, insieme ed accanto ad alcuni frati cappuccini.
È partita da Assisi ed è arrivata fino all’altra parte del mondo. Fino in Amazzonia, ma anche fin dentro al cuore. Lungo il fiume, ma anche dentro alle proprie storie, alle proprie ferite.
Perché ci sono fatti che accadono ripetendosi spesse volte, ed altri che non finiscono mai di accadere. Sono queste le scoperte vere e proprie della vita. Sono gli avvenimenti in cui trovi ciò che non sapevi neanche di aspettare, oppure trovi il coraggio per tirare fuori le tue amarezze, le tue domande a cui nessuno è riuscito mai a rispondere. E le tue rabbie, ed anche le tue speranze più audaci, quelle che non si riesce nemmeno a dire a sé stessi.
Sono i viaggi in cui puoi scoprire che sei proprio tu stesso la prima terra di missione, e la meta di un grande amore.
Da questa scoperta è iniziata una storia fatta di viaggi, di fraternità, di condivisione ed incontri. Una storia fatta di ragazzi divenuti missionari, che hanno scoperto una gioia alla quale sarebbe stato difficile credere prima. E che la vita è una missione, un viaggio senza precedenti nell’immensità delle bellezze e nella durezza delle ingiustizie che popolano questo mondo, rivolti alla ricerca di una vita che valga veramente la pena di essere vissuta, ed amata, fino alla fine.
Questa nostra esistenza è veramente una storia unica, assolutamente irripetibile, e da realizzare in comunione con tanti altri fratelli. Si tratta di una verità che si trova al fondo di tutto ciò che siamo!
“E’ qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi. Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo. Bisogna riconoscere sé stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare.” (cfr. Papa Francesco, Esort. ap. Evangelii gaudium, n.273).
Possiamo dire a gran voce che è questa la ragione per cui ci si trova a vivere sulla Terra. Essere attratti ed essere inviati sono i due movimenti che il nostro cuore, soprattutto quando è giovane, sente come forze interiori dell’amore, che promettono futuro e spingono in avanti la nostra esistenza. Nessuno come i giovani sente quanto la vita irrompa e attragga, e sia misteriosa, e non c’è chi non conosca bene le luci e le ombre dell’essere giovani. Il fatto di trovarci in questo mondo non per nostra decisione, ci può far intuire, molto presto, che c’è un’iniziativa che ci precede e ci fa esistere.
La storia che vorrei iniziare a raccontarvi è sbocciata da alcune parole evangeliche, che sono divenute come lo spirito e la regola di tutto ciò che è stato realizzato. Da questo Vangelo è sorta anche l’ispirazione per il nome da dare a tutto quello che sarebbe stato il futuro, il suggerimento per un acronimo che è divenuto subito colmo di orizzonti e di speranze: Ra.Mi. (Ragazzi Missionari)!
“Diceva: "A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell'orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra".” (Mc 4 , 30-32)
Da qualcosa di così piccolo, è sorto un sogno missionario che ha coinvolto i cuori, le amicizie, i talenti, le passioni e i desideri di tantissimi giovani, in un modo irresistibile.
Quello che ha vissuto San Francesco, con i suoi primi fratelli ad Assisi, più di ottocento anni fa, è accaduto ancora...
C’è un testo straordinario, che è il Testamento di San Francesco, il quale fu dettato da egli stesso sul finire della sua vita, più o meno agli inizi dell’autunno del 1226. Sappiamo, fin dalle prime parole, che ci fu un piccolo granello di senape anche nella sua storia, dal quale il Regno dei Cieli iniziò a germogliare e per cui tutto cambiò! Che ci fu un’esperienza indimenticabile, da cui Francesco non fu più capace di tornare indietro! Fu un incontro verso il quale il Signore stesso lo condusse.
«Così il Signore diede a me, frate Francesco, di incominciare a fare penitenza: poiché, quando ero nei peccati, mi sembrava troppo amaro vedere i lebbrosi; e lo stesso Signore mi condusse in mezzo a loro e feci con loro misericordia. E, allontanandomi da loro, ciò che mi sembrava amaro mi si trasformò in dolcezza dell’animo e del corpo (...). E dopo che il Signore mi dette dei frati, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare, ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo». (cfr. Testamento, FF n. 116)
Erano i lebbrosi, erano i suoi vicini, quei fratelli da incontrare! Ed anche per i Ra.Mi. lo sono stati...
Coloro che iniziarono ad essere accolti e curati, e ad essere visti, furono i più vicini, furono coloro che nessuno voleva considerare… Ed anche per i Ra.Mi. è accaduto tutto ciò.
Così i bisogni dell’altro sono iniziati a divenire un’occasione imperdibile per donarsi, e per conoscersi. Piano piano, hanno perso la loro estraneità, ed in essi si è scoperta una vicinanza inattesa. Anzi, un tesoro! E la possibilità di intuire una via, in cui trovare una felicità capace di durare, e di estendersi ad ogni parte di sé stessi; in cui iniziare a gustare un’autenticità, una gratitudine ed una pienezza capaci di portarci molto lontano.
Verso quelle mete e verso quei volti a cui siamo chiamati proprio noi stessi! Sotto casa, o dall’altra parte dell’oceano.
Verso quelle terre, verso quei suoni e quei sapori, che è come se scalpitassero da sempre nei nostri cuori missionari. In ognuno, anche oggi!
…e tu, che missione sei?
N.B. Nei prossimi mesi, continueremo a raccontare la storia dei Ra.Mi. attraverso la testimonianza e la memoria di coloro che ne hanno fatto parte... SEGUITECI!!!