Storie dalle missioni

Le Suore della Foresta

mercoledì 16 aprile 2025 della redazione
La rivoluzione silenziosa delle Missionarie Ticuna

Nel cuore pulsante dell’Amazzonia, dove i fiumi s’intrecciano come vene d’acqua nella giungla verde e profonda, è nata una storia nuova. È la storia di cinque giovani donne indigene, figlie del popolo Ticuna, che hanno scelto di consacrare la loro vita a Dio restando radicate nella propria cultura. Non seguendo modelli esterni, ma creando qualcosa di totalmente inedito: una congregazione missionaria indigena. Si chiamano Suore Missionarie Ticuna, e portano con sé un sogno: essere luce, voce e speranza per la loro gente.

«Siamo felici – racconta suor Marietaperché viviamo già come vere sorelle, unite come una famiglia. Ogni giorno preghiamo insieme, lavoriamo insieme. Viviamo la gioia della chiamata di Dio, e questo ci dà forza.»

La chiamata tra le radici

Non c’è una sola storia, ma tante voci che si intrecciano come i rami della selva. La vocazione, per ciascuna di loro, è sbocciata lentamente, tra le difficoltà e le meraviglie della vita nei villaggi. Suor Cristina ricorda il giorno in cui vide per la prima volta una suora a Leticia, in Colombia. Quel momento la segnò. Cominciò a cantare in chiesa, diventò catechista, poi missionaria, finché sentì chiara la chiamata. «Dio mi ha scelto – dice – e io ho accettato.» Per suor Jeane, il cammino è stato simile: «All’inizio partecipavo solo alla Celebrazione Domenicale (raramente Messa). Poi, grazie ai missionari ticuna e al mio padrino, ho partecipato all’incontro vocazionale. E lì, ho capito. Dio mi stava chiamando davveroSuor Marieta invece racconta un percorso più travagliato, segnato da una famiglia difficile e dal dolore. «Guardavo la catechista cantare in chiesa e desideravo essere come lei. Poi, piano piano, Dio ha risposto al mio pianto. Ho capito che volevo donare la mia vita. Anche se all’inizio avevo paura... Dio mi ha chiamato. E io ho risposto.» E così, in un piccolo villaggio chiamato Vendaval, dopo anni di discernimento, sogni e resistenza, nasce qualcosa di nuovo. Non una semplice vocazione personale, ma una nuova forma di vita consacrata indigena, fondata dalle stesse giovani Ticuna. Il frate cappuccino Paolo Maria, che ha accompagnato il loro cammino, le paragona a un piccolo albero che ha bisogno di cura e pazienza: «Diventeranno un grande albero, ma devono crescere senza fretta, senza copiare nessuno, seguendo il soffio dello Spirito.»

Un carisma nella lingua del popolo

Il cuore della loro missione è chiaro: servire il proprio popolo nella propria lingua, con la propria cultura. «Il nostro carisma – spiegano – è aiutare il popolo Ticuna, ovunque si trovi: in Brasile, Colombia, Perù. Annunciamo la Parola di Dio nella nostra lingua, con i nostri canti, la nostra spiritualità. Così la Chiesa diventa davvero incarnata nella nostra terra.» Vivono a Belém do Solimões, in una piccola casa di legno nel quartiere Caldeirão. Ma il loro sogno è grande: arrivare in altri villaggi, portare la speranza nei luoghi più remoti dell’Amazzonia, tra i torrenti e le comunità isolate.

Semi di speranza

Le Suore Missionarie Ticuna rappresentano qualcosa che va ben oltre le loro cinque giovani vite. Sono semi piantati nella terra dell’Amazzonia che iniziano a germogliare. «Siamo una speranza per il futuro – dice suor Jeane – perché diamo esempio ai giovani del nostro popolo. Mostriamo che anche noi, Ticuna, possiamo essere protagonisti nella Chiesa.» Ma non è facile. Le sfide sono tante. «Siamo tutte giovani – confessano – e non abbiamo ancora suore anziane che ci guidino. E poi c’è la paura che la gente ci giudichi, che si aspettino troppo da noi. E ora che Fra Paolo Maria sta per partire, ci chiediamo se chi verrà dopo di lui ci capirà e ci sosterrà come ha fatto lui.»

Il sogno di Papa Francesco

Questa esperienza, nata nel silenzio della foresta, ha un’eco profonda nelle parole di Papa Francesco. Le sorelle e i frati che le accompagnano si ispirano ai suoi sogni per l’Amazzonia: «Sogno comunità cristiane capaci di incarnarsi in Amazzonia, da dare alla Chiesa volti nuovi con tratti amazzonici». È esattamente ciò che queste giovani donne stanno costruendo. Una Chiesa con un volto Ticuna, una voce Ticuna, una preghiera che sale al cielo parlando la lingua dei fiumi.

E così, tra le acque dell’Amazzonia e lo Spirito che soffia forte, una nuova primavera sboccia. Silenziosa, umile, ma piena di speranza.

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