"With God on our side". Notizie dal settimo viaggio di Carlo in Irlanda
A scortarla in questa nuova visita sono stati due frati cappuccini della fraternità di Assisi, fra Marco e fra Matteu, nelle parrocchie di Corduff e Quay Church a Dublino, e in quelle di Navan e Portlaoise (a nordovest della capitale). Li ho incontrati per raccontare nuovamente quella che in un precedente articolo abbiamo chiamato la connessione irlandese, viva adesso più che mai.
La reliquia di Carlo che i nostri fratelli irlandesi hanno accolto è stata quella del pericardio, il velo che riveste e protegge il cuore. E pure se ogni parte del nostro corpo è preziosa e importante, da sempre il cuore significa «il centro intimo della totalità della persona», come ricorda il papa nella sua ultima lettera enciclica Dilexit nos (n. 55). Come avviene per il cuore di Cristo, così potremmo dire anche del cuore di Carlo: non possiamo snaturarlo, guardandolo come una porzione anatomica a sé stante, ma lo consideriamo un simbolo di tutta la vita di Carlo.
Perché venerare una reliquia? Questa, del resto, è la domanda che fra Matteu ha sentito rivolgersi da uno dei ragazzi che ha incontrato. La vita dei santi è stata vita toccata da Dio in profondità, frequentazione assidua del suo Spirito, che impregna tutte le nostre fibre, che anima il cuore di un amore invincibile. Anche attraverso le reliquie, segni di un corpo destinato a morire e risorgere, la sapiente tradizione della Chiesa ci insegna a non disperare e a riconoscersi amici dei santi, che intercedono per noi, che siamo santi-in-cammino.
A fare da tramite di questa esperienza di missione sono stati Brenda e Martin, animatori dell’associazione Carlo Acutis Ireland (una delle tante che sono sorte intorno alla figura del prossimo santo millennial) e la famiglia Ong, ormai buoni amici dei frati di Assisi. Per mandato del vescovo e su esplicita richiesta delle diocesi di Irlanda, fra Marco, nella sua veste di rettore del Santuario della Spogliazione, e fra Matteu hanno condotto il reliquiario del beato Carlo dove l’entusiasmo della fede lo attendeva da giorni: fra Marco racconta di aver avuto la sensazione che il giorno della visita di Carlo era, per quelle parrocchie, come il giorno più bello degli ultimi vent’anni.
Le giornate che i nostri fratelli hanno vissuto, ospiti delle case delle famiglie irlandesi, sono state intense di incontri e preghiera. Il programma della visita si articolava in molteplici momenti di catechesi, adorazione ed eucaristia. La reliquia di Carlo rimaneva a lungo esposta per la venerazione delle comunità, preparate e radunate dai loro pastori. Con la reliquia sono state benedette migliaia di persone, ciascuna delle quali riceveva una benedizione personale, invocata sulla propria vita con una devozione composta ma appassionata. Si respirava un’aria di tenerezza – così apprendiamo dal racconto dei nostri fratelli cappuccini – nessun sensazionalismo, quanto piuttosto il desiderio di stare lì, un popolo fedele che prega, ringrazia e spera. Nel DNA irlandese c’è traccia di una religiosità impregnata di fede millenaria. Questo ha commosso i nostri frati, perché nonostante anni di delusione e disaffezione, la sete antica e buona di questo popolo è pronta a rinnovarsi come un fuoco. La mediazione di Carlo e il legame con Assisi e Francesco sono avvertiti dalla gente come fonti di un rinnovamento possibile, e in effetti già attuale. Carlo intesse comunione attraverso le generazioni, ma è evidente che nei giovani la sua testimonianza ha una presa diretta formidabile. Tra i giovani, ci racconta fra Matteu, alcuni sono inclini a mantenere un approccio tradizionale e difendono uno stile di vita più austero; altri cercano linguaggi nuovi, un dinamismo più in sintonia con i fermenti attuali, magari forme aggiornate con cui vivere la loro appartenenza, la loro fede. Proprio questi ultimi sono quelli più attratti dalla storia di Carlo.
I giovani, e i sacerdoti. Degna di essere tesaurizzata la testimonianza di un prete pallottino, a Corduff, che ha trovato in Carlo un maestro di pietà eucaristica capace di ridestare in lui un più acceso desiderio di vivere all’altezza della sua vocazione.
Tra le componenti del popolo cattolico irlandese, i cosiddetti travellers sono una minoranza che non è passata inosservata: un popolo nel popolo, fieramente irlandese – il titolo di questo contributo viene da una canzone di Bob Dylan ispirata proprio alla vita di questa etnia nomade – ampiamente cattolico romano, e che costituiva una buona frazione della carovana di pellegrini venuti a onorare la reliquia.
Si annunciano altre peregrinazioni della reliquia e un sempre crescente interesse per la santità di Carlo, soprattutto in prospettiva della sua canonizzazione ufficiale. Nel frattempo, parafrasando quanto si dice negli Atti degli Apostoli, Dio compie miracoli per mezzo di lui, e forse il più impressionante non sono le molte guarigioni ascritte alla sua intercessione, ma l’urgenza di risvegliare l’aurora della fede dove sembra essersi rattrappita, come il foglio di una fotocopiatrice inceppata. Con Dio al nostro fianco.