Storie dall'Italia

La “connessione irlandese”: Carlo Acutis chiama Dublino

di fr. Andrea Gatto ofmcap
The irish connection che si sta allacciando in questi ultimi tempi tra Dublino e Assisi.

La chiamano “la connessione irlandese”, the irish connection. È un’espressione tratta da un libro-inchiesta del giornalista Colm Keane, che nel 2007 ha raccolto storie di guarigioni inspiegabili di uomini e donne irlandesi, legate all’intercessione di Padre Pio. Tra i cattolici d’Irlanda la devozione per il santo di Pietrelcina è più che viva, grazie anche all’opera di Eileen McGuire, a lungo direttrice dell’Irish Office of St. Pio e l’impegno di fra Alessio Parente, che aveva assistito Padre Pio negli ultimi anni della sua vita e che, dopo un viaggio di studio a Dublino, aveva continuato a propagarne la spiritualità con ripetute visite e scritti.

Ma ecco, c’è un’altra “connessione” che si sta allacciando in questi ultimi tempi tra Dublino e Assisi, e chiamarla connessione sembra ancora più indovinato, visto che coinvolge il cibernauta beato dei Millennials: Carlo Acutis, la cui canonizzazione sarà annunciata tra pochi giorni.

Flashback.

La scorsa estate, tra la fine di luglio e il mese di agosto 2023, fra Matteu e il qui presente che vi scrive, ci siamo mescolati tra i dubs, la gente di Dublino, nel cuore della capitale della repubblica irlandese, cuore che a noi è sembrato tutt’altro che “paralitico” – come Joyce lo aveva descritto nei suoi noti racconti. Eravamo stati inviati lì, nell’attesa intrepida dei nostri voti solenni, a svolgere un semplice servizio di assistenza alla mensa dei senzatetto di brother Kevin (capuchindaycentre.ie), approfittandone anche per rinvigorire il nostro inglese. Appena arrivati, la sera del 30 luglio, nella procattedrale di St Mary, ci imbattiamo in un volantino, una serata di preghiera e musica tradizionale irlandese. È qui che abbiamo conosciuto Mary-Aoife e Séamus O., due fratelli poco più che ventenni, abili musicisti e, cosa ancor più degna di nota, persone entusiaste della loro vita cristiana. Abbiamo dato loro il numero di telefono, ma per qualche ragione non era stato registrato correttamente (il racconto che loro stessi fanno di questo episodio è esilarante!).

Ironia della Provvidenza, due settimane dopo, Séamus ci intravede su O’Connell Street, con il suo uilleann pipe (la cornamusa irlandese) sottobraccio. Dopo qualche giorno, eravamo ospiti nella loro casa, lieti e onorati di condividere le nostre storie di cammino davanti a una fumante tazza di tè. Ma le storie di cammino divengono cammini di storie nuove, quando finiscono sulle misteriose mappe dei santi.

Così, a ottobre, S. Francesco attira Séamus e Mary-Aoifa ad Assisi per la sua festa.

Proprio qui ad Assisi, questi due giovani fratelli di Dublino, hanno incrociato i passi di Carlo Acutis. Quello che noi possiamo testimoniare dell’incontro con questi ragazzi è una visibile sete di dissetare la loro gente, la loro terra, con il Vangelo. Proprio sulla tomba di Carlo, custodita nel santuario della Spogliazione, Mary-Aoifa e Séamus raccontano di aver sentito da Carlo un messaggio rivolto a quella loro sete: «Sarò io il vostro santo». Di ritorno da una visita all’Eremo delle Carceri maturavano così l’idea di costruire un capanno nel giardino della loro casa e crearvi un piccolo spazio sacro. Senza saperlo, proprio quella sera ci siamo rivisti e abbiamo donato loro una reliquia di Carlo, perché la portassero con sé e fosse per loro una compagnia spirituale nei loro percorsi di vita. Le parole di una canzone di Cesare Cremonini mi risuonavano dentro: e per quanta strada ancora c’è da fare, amerai il finale… Share the love, share the love, condividi l’amore.

Una volta a Dublino, i due fratelli hanno un’altra intuizione. S. Francesco, questa volta, sembrava dir loro di non comprare un capanno, e pensare piuttosto a un’alternativa. In preghiera di fronte al tabernacolo della loro chiesa locale, hanno compreso che il luogo sacro dove riunirsi a pregare e custodire la reliquia di Carlo, sarebbe stato un piccolissimo sgabuzzino nel sottoscala della loro casa! Lì hanno ristabilito una pietra d’altare appartenuta a un loro avo cugino prete che nel XVIII secolo vi aveva celebrato l’eucaristia durante l’epoca delle Leggi Penali (a scapito dei fedeli cristiani, cattolici e protestanti). È qui, in questo “sacro tugurio”, ma certo più che degno e abitato da un così impellente desiderio di santità, che una nuova “connessione irlandese” ha inizio.

«Persone con problemi familiari, disturbi mentali, dipendenze e malattie, tutti hanno avvertito un senso di conforto e guarigione dopo aver visitato il nostro “posto”. La più incredibile esperienza per noi è stata quella di vedere nostri amici ritornare a Dio, dopo che avevano lasciato la fede… e molti di questi adesso si uniscono a noi anche per la messa!».

Lo scorso novembre, una reliquia di prima classe del beato Carlo è stata condotta da Assisi a Dublino. In occasione di questa trasferta, i nostri amici hanno potuto incontrare Breda Cleary, ideatrice dell’associazione Carlo Acutis Ireland, che ha come obiettivo quello di spargere in tutto il paese, nelle diocesi e nelle scuole, la sua storia. I ragazzi hanno anche creato una pagina Instagram: Carlo Acutis Youth Ireland, dove raccontano la vita di Carlo, e documentano con lo slancio entusiasta delle buone notizie, le loro iniziative di missione e annuncio. Nello spazio della loro bio semplicemente si legge: «Fa’ qualcosa di diverso e prendi vita davvero! Seguiamo Carlo!». Come Carlo per le strade di Milano, anche loro si sono rimboccati le maniche, e insieme ai loro coetanei girano per la città, che da tempo sotto il suo cielo alberga un crescente numero di senzatetto, offrendo loro da mangiare e soffermandosi ad ascoltarli e a rivolgere a ciascuno una parola di cura, di interesse autentico.

Connettere, unire insieme. È un miracolo che nella società tecno-umana – come l’ha chiamata papa Francesco nel suo recente discorso ai membri del G7 – esistano connessioni che non ci rendono hikikomori, ma fratelli in cerca del senso cristiano della vita. Carlo è un esperto di quest’arte della connessione, ed è facile riconoscere la sua impronta originale anche in questa storia. Un’impronta, se volete, anche digitale, del dito di Dio che continua a scrivere la sua storia con gli uomini attraverso le storie nostre, dei santi della nostra epoca.

I nostri testi dedicati al Beato Carlo Acutis

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