Ucraina

Non basta dirsi contro la guerra, bisogna impegnarsi per la pace

mercoledì 28 febbraio 2024
Nel secondo anniversario dell’inizio della guerra su vasta scala in Ucraina, siamo tornati a Kyiv dai nostri frati cappuccini per portare loro solidarietà e vicinanza.

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Nella Casa padre Pio a Kiev è terminato oggi il percorso residenziale per 20 mamme che hanno perso il figlio in battaglia. Questi giorni vissuti assieme, con momenti di reciprocità e ascolto, di dialogo profondo, di preghiera e meditazione, sono stati un volano per lo spirito.
Ci saluta un gruppo molto eterogeneo, proveniente da diverse regioni, ciascuna col proprio bagaglio di dolore. L’esperienza vissuta questi giorni ci conferma che la pace è un obiettivo che possiamo raggiungere solo se siamo assieme e che solo con la forza del Vangelo vissuto sarà possibile cambiare la logica di questo mondo.

 

DUE ANNI DOPO

Nel secondo anniversario dell’inizio della guerra su vasta scala in Ucraina, siamo tornati a Kyiv dai nostri frati cappuccini per portare loro solidarietà e vicinanza.
Tornando a Kyiv dopo poco più di un anno dalla nostra ultima visita, abbiamo trovato una situazione molto mutata: meno esercito per le strade, il fronte si è spostato a est. La città ha assorbito almeno 2 milioni di profughi che cercano rifugio dalla battaglia, ed è diventata enorme (+6 mln di persone). Stanchezza e sfiducia: dopo due anni di combattimento, comincia a subentrare un senso di smarrimento. Con la sempre più forte coscrizione alle armi, ogni famiglia ha ora qualcuno al fronte: un fratello, un padre, un marito, ma anche una sorella e... perfino un frate! Negli ultimi mesi, infatti, sono stati chiamati nell'esercito anche 3 frati cappuccini (uno del convento qui di Kyiv), che poi -per grazia di Dio- vengono inseriti nell’esercito come cappellani militari ma comunque vanno al fronte.

Ieri, appena arrivati è suonato l'allarme: nessuno si è mosso. Ma poco più di 30 giorni fa un missile ha centrato una strada qui vicino e l'onda d'urto ha spalancato le porte della nostra Chiesa... un segno?

Abbiamo avuto la possibilità di visitare Casa padre Pio, un'oasi di pace sorta nei pressi del convento, sulla riva sinistra del Dnepr. È una realtà di aiuto e assistenza concreta che vengono offerte liberamente, nello stile francescano. Una struttura nella quale, oltre agli aiuti di prima necessità, il doposcuola dei bimbi e le altre realtà caritative, si porta avanti un programma di aiuto psicologico per le madri che hanno perso un figlio in battaglia. Abbiamo avuto la possibilità di incontrarle e di trascorrere con loro qualche ora: è stata un'esperienza fortissima, per la quale non bastano le parole.

I loro racconti sono i più drammatici, perché il loro è il dolore più grande. Eppure, alla fine, dopo aver condiviso le lacrime e un pomeriggio di preghiera, abbiamo sperimentato la gioia semplice della fraternità tagliando la torta per il compleanno di Ludmilla, che per la guerra ha perso il figlio trentaduenne ma che qui ha ritrovato la speranza.

Come sempre accade nelle cose di Dio, siamo venuti per dare ma siamo noi i primi ad aver ricevuto

 

COME È NATO IL PROGETTO

Lo spiega il responsabile del progetto, fr. Kostiantyn Morozov OFMCap

Cominciato circa un anno fa, il progetto sta pian piano crescendo nei numeri e nella professionalità dei volontari che vi operano. Nei primi giorni di guerra ci siamo guardati attorno per capire come noi cappuccini potessimo rispondere al dolore che questa suscitava… cosa possiamo fare noi frati? Così abbiamo scelto la parte più dura: il dolore delle madri.

Ma come iniziare? Il primo passo è stato trovare la fiducia di un primo gruppo, parlando con le madri del nostro quartiere. Ma dai piccoli numeri iniziali, ora abbiamo una lista di attesa molto lunga: il passaparola, infatti, è stato efficacissimo e ora stiamo pensando di attivare - con l’aiuto della Provvidenza - questi percorsi terapeutici anche negli altri conventi cappuccini in Ucraina.

La presenza cappuccina in Ucraina è piccola: siamo in 32 frati, organizzati in otto conventi. Metà di noi sono di nazionalità polacca e metà invece siamo ucraini: proprio per questo avevamo all’inizio della guerra la possibilità di fuggire ma nessuno ha voluto lasciare questa terra e questa gente, per restare vicino a chi soffre.

Il nostro stare tra la gente sta portando frutto: oltre agli aiuti ordinari per i bisognosi, è la vicinanza spirituale che la gente apprezza di più ed è in questa linea che abbiamo pensato di adottare questo protocollo di cura e vicinanza con le mamme: esiste un dolore più grande di questo?

Pensiamo che sia possibile, o quanto meno che possa essere il nostro obiettivo, quello di operare come san Francesco, cercando la pace dove sembra impossibile, andando contro corrente. La Provvidenza ci aiuterà.

 

PROSPETTIVE FUTURE

Anche grazie all’aiuto dei lettori di Frate Indovino e ai benefattori di Assisi Missio, nelle aree attorno al convento di Kyiv stiamo costruendo dei nuovi spazi: dopo le aree gioco per i bambini e l’asilo, stiamo allestendo degli spazi di socialità anche all’aperto, affinché si possa con la bella stagione sperimentare la vita di comunità alla luce del vangelo. Il territorio della nostra parrocchia è molto vasto: teoricamente sono più di seicentomila i nostri possibili parrocchiani, ma è proprio con loro, con ciascuno di loro che vogliamo ricominciare ad alimentare la speranza.

Oggi salutiamo i frati, le suore e i volontari di Kyiv, abbracciandoci in un fraterno arrivederci. Ci siamo lasciati con un appuntamento a breve, per poter tornare ad essere presto con loro costruttori fattivi di questo ponte di pace e solidarietà.


fr. Carlo Maria Chistolini OFMCap, presidente Assisi Missio ETS
Paolo Friso, direttore Edizioni Frate Indovino