#EMERGENZAUCRAINA
IL VIAGGIO
Cinque furgoni carichi di viveri sono partiti dai magazzini di Frate Indovino nella mattina di sabato 9 aprile. Destinazione: “Custodia cappuccina d’Ucraina” a Cracovia.
Un viaggio missionario che ha coinvolto i conventi cappuccini del Centro Italia e le Caritas diocesane, in particolare quella della diocesi di Perugia - Città della Pieve. Siamo partiti in dieci volontari, tra cui fra Matteo Siro, ministro provinciale dei Cappuccini del Centro Italia e presidente delle edizioni Frate Indovino, Paolo Friso, direttore operativo delle edizioni, don Marco Briziarelli, direttore della Caritas diocesana. Obiettivo della carovana era raggiungere la Custodia cappuccina a Cracovia per consegnare viveri destinati ai sette conventi dell’Ordine in Ucraina, diventati preziosi punti di rifugio per i profughi che non riescono o non vogliono fuggire dal proprio Paese.
I frati cappuccini in Ucraina sono 36; nessuno di loro ad oggi ha subìto danni fisici e materiali ma, nonostante il pericolo quotidiano, tutti sono rimasti nei propri conventi, a pochi passi da dove esplodono le bombe e si rischia la vita, per cercare di continuare a vivere in questo modo la propria vocazione missionaria. Oltre 60 quintali di medicine e viveri di varia natura radunati nei giorni precedenti alla partenza. Hanno contribuito privati cittadini, industriali, scuole, associazioni del territorio in poco tempo.
Molti degli scatoloni di viveri erano decorati con disegni realizzati dai bambini di una scuola di Perugia. Un viaggio, una missione che rende concreta questa speranza.
Dopo quasi un giorno intero di viaggio e una sosta notturna a Vienna, il gruppo è arrivato nella mattina di domenica alla Custodia di Cracovia, dove ha incontrato i Cappuccini ucraini, gli unici a poter superare la frontiera. Durante la giornata di domenica, dopo aver scaricato i viveri, sono iniziati i primi viaggi dei furgoni carichi guidati dai Cappuccini oltre il confine polacco verso i conventi ucraini. Abbiamo celebrato la messa delle Palme al santuario della Madonna di Loreto a Cracovia. Prima del rientro, nella giornata di lunedì, abbiamo fatto una sosta ad Auschwitz per una visita ai campi di concentramento e farne memoria per il presente e il futuro. La nostra missione però non finisce qui: soprattutto ora che abbiamo toccato con mano e visto con i nostri occhi quanto sta avvenendo vogliamo continuare con ancora più ardore a sostenere i nostri confratelli e la loro gente nei modi che la creatività dello Spirito Santo vorrà suggerirci.
TESTIMONIANZE
“Le cose belle prima si fanno e poi si pensano”, diceva spesso Don Oreste Benzi. Questo potremmo ripetere anche noi oggi, appena tornati a casa dopo aver percorso oltre 3.000 Km in 4 giorni per portare, insieme agli oltre 75 quintali di generi di prima necessità raccolti in pochi giorni in Italia, un po’ di Speranza alle persone che vivono nelle terre martoriate dalla guerra in Ucraina. Oltre ai compagni speciali con cui ho condiviso l’esperienza, ad aggiungere ancor più significato al viaggio è stato farlo nei primi giorni della Settimana Santa. Questo mi ha dato la possibilità di riflettere spesso anche sulle parole che instancabilmente Papa Francesco ripete proprio in questi giorni: “La pace del Signore segue la via della mitezza e della croce: è farsi carico degli altri. Cristo, infatti, ha preso su di sé il nostro male, il nostro peccato e la nostra morte. Così ci ha liberati. La sua pace non è frutto di qualche compromesso, ma nasce dal dono di sé”. Sono grato a Dio che ha arricchito la mia Vita con questi giorni così intensi e pieni della sua Grazia.
Alessio Allegrucci
È stata un'esperienza di grandissima solidarietà, una solidarietà ad extra in quando abbiamo portato aiuti importanti a sostegno delle popolazioni colpite dalla guerra, di tutte quelle persone che stanno fuggendo in una migrazione interna come profughi in Ucraina. È stata un'esperienza di solidarietà ad intra cioè per tutti noi partiti è stata una bella esperienza; un'esperienza di comunione nel ritrovarci e condividere qualcosa di importante! Ed è proprio la conferma di un cammino di collaborazione e di comunione che stiamo facendo tra Edizioni Frate Indovino e Caritas Diocesana che ci apre a tanti scenari successivi e ci ricorda che il bene è contagioso ed è davvero bello camminare insieme nella cura dei fratelli che soffrono nella difficoltà.
Don Marco Briziarelli
Personalmente ringrazio il Signore per la bella esperienza fatta insieme con i collaboratori di Frate Indovino e Caritas Diocesana di Perugia. Esperienza che prolunga ciò che va avanti da anni a Frate Indovino. Frate Indovino, emanazione della Provincia dei Frati Cappuccini, ha la vocazione di stare in mezzo alla gente, come noi frati cerchiamo di fare. Così come i frati ucraini stanno facendo in questi giorni, cioè stare in mezzo alla gente nonostante tutto. Questa voglia prolungata di volerci inserire nella vita delle persone la facciamo con il calendario, con i prodotti editoriali di Frate Indovino, ma la facciamo anche con gesti di vicinanza concreta e di prossimità. In questi giorni abbiamo detto una parola buona a persone che ne hanno bisogno che è “solidarietà”! Lo abbiamo fatto insieme a Caritas Diocesana di Perugia proprio perché questa vocazione si concretizza insieme, ed è bello vedere il legame che c'è tra queste due realtà. Essi ci aiutano sempre a dire una parola buona per la vita di ogni giorno e a tradurla in gesti concreti di vicinanza e prossimità come direbbe Papa Francesco. E di questo siamo molto contenti. Siamo forse fisicamente un po’ stanchi, ma gioiosi di aver messo anche noi una piccola goccia in questo grande mare di solidarietà che si muove nei confronti dell'Ucraina. Speriamo che la guerra in Ucraina finisca presto ma con questo gesto vogliamo dirci anche pronti a ricominciare a fare un'esperienza del genere se ce ne fosse bisogno. Caritas e Frate Indovino sono comunicatori di gesti di prossimità e vogliamo farci ritrovare presenti.
Fra Matteo Siro
Sono molto contento di aver preso parte a questa operazione a livello personale, ma sento di poter esprimere anche il pensiero dei miei colleghi. Ci ha dato la possibilità di uscire dall’indifferenza, grande male di questo tempo: vediamo le immagini della guerra in TV, della gente che soffre, ma tutto scorre come in un film, una fiction televisiva. Abbiamo avuto la possibilità di fare qualcosa in prima persona. Quando è venuta fuori quest’idea, maturata tra noi in ufficio, con i padri cappuccini e nella dinamica e nello scambio con don Marco Briziarelli, la Caritas e gli altri volontari, mi è sembrata un’idea bellissima da prendere al volo e ci siamo lanciati. Dopo aver incontrato i cappuccini a Cracovia e fr. Piotr, che sarà il braccio che arriverà in Ucraina, al rientro ci siamo fermati in visita al Campo di Auschwitz e ci è sembrata una sosta in linea con quanto stavamo vivendo, una possibilità capitata al momento giusto per fare memoria degli orrori della guerra che speriamo non si ripetano più.
Paolo Friso