Biblioteca Oasis

21 Marzo, Giornata Mondiale della Sindrome di Down

giovedì 20 marzo 2025 di Filippa Dolce
“un cromosoma in più, ma nessuna differenza: la lezione di Fabrizia e Domenico”

La vita è fatta di volti, di storie, di sogni sussurrati e di conquiste quotidiane. Alla Biblioteca Oasis di Perugia, questi sogni prendono forma attraverso il progetto “Finalmente faccio un lavoro vero”, promosso dall’Associazione Italiana Persone Down – Sezione di Perugia e sostenuto da Frate Indovino. Qui, ragazzi con la sindrome di Down lavorano, imparano, crescono, dimostrando ogni giorno che l’inclusione non è un atto di gentilezza, ma una realtà che troppo spesso viene raccontata con toni pietistici, e che invece andrebbe vista per quello che è: un percorso di autonomia, crescita e diritti.   

Tra gli scaffali della biblioteca abbiamo incontrato Fabrizia e Domenico, due protagonisti del progetto che con schiettezza e ironia ci hanno raccontato la loro esperienza.  Una storia di impegno e di normalità.

Il progetto si chiama “Finalmente faccio un lavoro vero” ma cos’è per voi “un lavoro vero?

"Il mio vero lavoro è la barista”, dice Fabrizia. "Questo invece è un progetto, bello, che mi piace, perché amo leggere e accogliere le persone.

Domenico, invece, ha avuto un’esperienza diversa: "Prima lavoravo in un’azienda di sementi, ma il contratto è finito. Ora il lunedì vengo qui in biblioteca, catalogo libri, scrivo autori e titoli usando il computer."  Fabrizia aggiunge: "Dopo la catalogazione mettiamo i libri sugli scaffali e li etichettiamo con numeri."

Cosa vi piace di questo lavoro e cosa vorreste cambiare?

Fabrizia è schietta: “Io vorrei fare altro nella vita. Ma senza la biblioteca. Mi spiego meglio: in biblioteca ci vengo da un po’, e mi piace dare una mano, lo faccio volentieri, e poi questo lavoro senza me e Domenico non funzionerebbe, perché siamo in due, e così va fatto. Però nella vita vorrei fare altro oltre alla biblioteca…Hai un sogno? Le chiedo allora, e lei “sì ma l’ho nel cassetto e non lo voglio dire" - e cambia discorso.

Domenico, invece, ha le idee chiare: "A me del lavoro della biblioteca piace accogliere le persone che vengono qui, e poi catalogare al Computer. Mi piace il computer! Pensa che a scuola ho fatto un corso di informatica e ho preso 100/100." 

Fabrizia ride: "Ecco, vedi? A me stare al computer non piace troppo! Pochi minuti sì, ma troppo no"

Tra battute e racconti, emerge una consapevolezza forte: le relazioni fanno la differenza.

"Io e Domenico ci siamo conosciuti per caso - racconta Fabrizia - io ho fatto la scuola di chimico biologico a Perugia, lui mi ha vista lì. A scuola avevo i miei compagni, poi un giorno, era ricreazione, e arriva questo ragazzo qua che non conoscevo per niente. Arrivava sempre dietro di me e mi parlava, parlava per ore, e mi dicevo: “ma che vuole questo?” (ride) ora io e lui siamo amici, e lì che è nata la nostra amicizia, senza volerlo."

Il 21 marzo è la giornata mondiale della sindrome di down volete lanciare un messaggio a chi leggerà questa intervista

Ascoltare!” dicono in coro. “Ascoltare anche noi persone down, perché ascoltarci aiuta a fare progetti e a creare nuove attività" precisa Domenico.

Fabrizia aggiunge: "Noi dalla nascita abbiamo la sindrome di Down, che non è una malattia da curare, ma un cromosoma in più. Chi ha la sindrome di down è una persona vera che ama delle cose e non gliene piacciono altre. Bisogna imparare a conoscere le nostre caratteristiche e capire chi ha bisogno di un supporto e chi no”.

Alla domanda su come le persone si relazionino con loro, rispondono con semplicità: "Quando ci vedono lavorare, capiscono che possiamo fare tutto, come chiunque. Allora forse non si riflette abbastanza sul fatto che anche alle persone down serve un lavoro: down o non down bisogna campare”.

Non c’è nessuna differenza, ci dicono. "Noi abbiamo un cromosoma in più, voi uno in meno. Ma tutti viviamo su questa terra e tutti abbiamo compiti da assolvere.

Una lezione per tutti

"Prima di tutto bisogna imparare ad essere ciò che siamo" - questo è il messaggio che ci lasciano Fabrizia e Domenico - "è importante per noi imparare ad essere una persona con la sindrome di Down, capire chi siamo, quali sono le nostre caratteristiche. Solo così nasce una nuova cultura: quella del rispetto. E crescendo possiamo fare anche da soli.

Fabrizia e Domenico con semplicità e assertività ci ricordano che il primo passo verso l’inclusione è a portata di tutti: ascoltare, comprendere, rispettare; partendo prima di tutto da sé stessi.