Il 14 e 15 febbraio nella cornice della ex Domus Mariae storica sede dell’Azione Cattolica dove si è formata buona parte della classe dirigente cattolica del dopoguerra, si è riunita per la prima volta la “rete di Trieste”, network di amministratori locali di ispirazione cristiana nato a margine della Settimana Sociale dello scorso luglio.
Uno splendido week end di incontro e confronto tra più di 400 amministratori locali provenienti da esperienze diverse e di tutti gli schieramenti legati da una grandissima voglia di una nuova forma di azione politica.
Non però un nuovo partito, non una lobby non una corrente di quello o di quell’altro, ma una rete di sindaci, consiglieri, persone impegnate in politica che cercano di uscire dallo scontro ideologico e dalla politica monopolizzata dagli ultras di una o dell’altra parte. Una rete che nasce dalla crisi dei partiti che seppur essenziali al confronto democratico oggi non riescono più nel loro compito primario cioè quello di concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale al fine di svolgere quell’arduo compito magistralmente descritto dall’art. 3 della nostra Costituzione: “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”
Nell’invito, i principali animatori della rete, Francesco Russo ed Elena Granata, hanno usato parole chiare: «C’è chi vive di nostalgie, chi coltiva il sogno mai sopito di un nuovo partito. Tuttavia, è molto più complesso e coraggioso generare nuove condizioni di ascolto e condivisione, far innamorare i giovani della politica, recuperare il senso di una partecipazione collettiva. Per questo, in questa due giorni abbiamo tentato di piantare il seme di un nuovo stile: un impegno generoso e gratuito per la politica, sia territoriale che nazionale. Continuare sulla via del dialogo, organizzare la partecipazione, trovare linguaggi comuni e azioni condivise: è un obiettivo ambizioso, forse addirittura più importante che fondare un nuovo partito».
Nella prima tavola rotonda del venerdì pomeriggio, coordinata da Marco Damilano, si sono susseguiti gli interventi della ex parlamentare Paola Binetti, del leader di Demos Paolo Ciani, dell’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, del segretario di “Persone e Comunità” Giuseppe Irace e del presidente della Fondazione per la sussidiarietà Giorgio Vittadini.
Poi nei tavoli di lavoro, che si sono protratti per tutta la serata del 14 pur essendo San Valentino e pur con il Festival di Sanremo in corso, un bellissimo momento di scambio di esperienze tra generazioni di amministratori pronti ad aiutarsi l’un l’altro con suggerimenti e condivisione di best practice su tanti temi.
La mattinata di sabato 15 febbraio si è aperta con l’intervento di monsignor Luigi Renna, arcivescovo di Catania e presidente del Comitato per le Settimane Sociali, e con l’introduzione tematica di Antonio Campati, docente all’Università Cattolica di Milano. È seguito il panel dedicato agli amministratori e coordinato dal vicedirettore di “Avvenire” Marco Ferrando: vi hanno partecipato il sindaco di Udine Alberto Felice De Toni, la deputata dell’Assemblea siciliana e sindaca di Montevago Margherita La Rocca Ruvolo, la sottosegretaria in Regione Piemonte Claudia Porchietto, la presidente dell’Umbria Stefania Proietti. Dopo gli amministratori, hanno preso la parola alcune voci giovani ma già autorevoli nel dibattito politico: quella di Bernard Dika, portavoce della Presidenza regionale toscana, di Giulia Milani, della Comunità di Connessioni, di Eugenio Russo (Conthackto), di Margherita Scalfi consigliera municipale a Milano e di Luca Vignoli, sindaco di Castel Maggiore (BO). L’ultimo panel è stato quello con gli interventi di alcuni rappresentati di associazioni come Matteo Gianni (Movimento politico per l’unità), Leonardo Becchetti (tra gli estensori e promotori del «Piano B» e dello «spartito per il Paese»), Francesco Scoppola (presidente Agesci) e Daniela Storani (Argomenti 2000).
La rete piace perché sa essere inclusiva e trasversale, si darà una carta d'identità, una governance snella e bipartisan e un obiettivo: presentare in cento città, in contemporanea, progetti concreti a favore delle nostre comunità sottoscritti da amministratori di schieramenti diversi. La mobilitazione avrà il suo culmine dopo Pasqua.