Otto anni fa ho affittato un box al titolare di una piccola azienda edile, a fronte di una scrittura privata controfirmata da entrambe le parti. Da circa due anni l’inquilino ha trasferito l’attività in Costa Azzurra lasciando il suddetto box completamente pieno di materiale edile usato e deteriorato (vecchie tavole di legno, ponteggi arrugginiti, ecc.). Dalla stessa data del trasferimento l’inquilino non paga l’affitto, non risponde al telefono e alle mie e-mail di sollecito. Cosa posso fare per rientrare in possesso del mio bene? Posso rimuovere il materiale senza infrangere la legge?
Lettera firmata
A fronte di un regolare contratto d’affitto, qualora l’inquilino/conduttore non adempia agli obblighi derivanti dal suddetto contratto, tra i quali quello di corrispondere il canone d’affitto, il proprietario del bene potrà intimargli lo sfratto per morosità, sì da ottenere, in tempi celeri, un valido titolo (i.e. l’ordinanza di convalida dello sfratto) per rientrare nel possesso del bene affittato. In più, con la stessa intimazione, il proprietario potrà ingiungere all’inquilino il pagamento dei canoni d’affitto, e degli eventuali oneri accessori, rimasti insoluti, così ottenendo un valido titolo (i.e. il decreto ingiuntivo) per il recupero forzoso dei predetti canoni.
Come detto, con l’ordinanza di convalida dello sfratto, il proprietario ha titolo per esigere la restituzione del locale (o dei locali) affittati, la quale dovrà avvenire libera da cose e/o persone.
Qualora ciò non accada, il proprietario, previa diffida al conduttore, potrà rivolgere all’Ufficiale Giudiziario che esegue lo sfratto, e dunque la restituzione del locale (o dei locali) affittato, un’istanza ex art. 609 c.p.c., per mezzo della quale al conduttore viene dato un termine per asportare i beni contenuti nel locale.
Se questo non avviene, in estrema sintesi, viene nominato un custode dei suddetti beni, il quale procederà all’asportazione degli stessi in altro luogo, in vista della loro vendita forzata.
