MARZO - La torre
La virtù della prudenza
La prudenza è detta auriga virtutum, cioè cocchiere delle virtù, perché dirige le altre virtù indicando loro regola e misura. La Bibbia dà una grandissima importanza alla prudenza, accostandola alla sapienza: «Beato l’uomo che ha trovato la sapienza e il mortale che ha acquistato la prudenza» (Pr 3,13). Una identità che ritroviamo nel vocabolo greco “phrónesis” (saggezza) che Cicerone traduce con “prudentia”, definendola «la scienza delle cose che si devono cercare o fuggire».
È uno dei cardini della vita morale insieme con la giustizia, la fortezza e la temperanza, le quattro virtù cardinali che stanno alla base di ogni comportamento saggio, buono e costruttivo. In quest’epoca dominata dall’apparenza, l’uomo prudente ha la capacità razionale di discernere il bene dal male, il vero dal falso, il reale dal virtuale, la superficie dalla profondità. Per molti la prudenza è solo una forma di timore che impedisce di prendere posizione o che fa assumere le decisioni meno rischiose.
Ma, come diceva già Aristotele, la prudenza riguarda la «capacità di deliberare bene su ciò che è buono e utile per una vita felice in senso globale» e non ha nulla a che fare con la pavidità. Di qui l’importanza fondamentale della prudenza nel processo di discernimento nelle principali decisioni della propria vita. L’atteggiamento contrario alla prudenza è invece la precipitazione, la decisione impulsiva, presa di fretta, in preda alla brama del momento, senza un’adeguata riflessione. La prudenza al contrario è senso di responsabilità, è agire facendosi carico delle proprie azioni perché un uomo prudente non gioca né con la propria vita né con quella degli altri. L’uomo saggio e prudente vede ciò che è bene per sé e per gli altri ed agisce di conseguenza per realizzare quel bene.