Servizio Clienti (+39) 075 5069369
Email info@frateindovino.eu

L'attualità e gli approfondimenti dal mensile

Frate Indovino

Voce Serafica Assisi

INTERVISTA A FRA CARLO MARIA CHISTOLINI

13 ottobre 2022
Condividi
In un quadro così critico, acquista ancora maggiore importanza l’attività dei missionari presso le popolazioni amazzoniche. Ne parliamo con fra Carlo Maria Chistolini, missionario cappuccino in Amazzonia da 11 anni.

Fra Carlo, come viene visto l’appuntamento elettorale in Amazzonia?

In realtà non sono molto addentro alle questioni politiche, né lo è la maggior parte della gente che vive qui: Internet, TV e giornali non sono di facile accesso, e alcuni addirittura non sanno
nemmeno dire chi sia l’attuale presidente o quale sia la capitale del Brasile. Per cui, se da un lato abbiamo attivisti e persone che pagano con la vita il proprio impegno per l’Amazzonia e per i suoi popoli, sia tra gli indigeni che tra i missionari – anche un mio confratello anni fa ha rischiato di essere ucciso–, dall’altro c’è una grande distanza, sia fisica che culturale, tra questi popoli e le stanze del potere.

In che contesto operate?
Manaus è la capitale dello Stato dell’Amazzonia, una città di circa 3 milioni di abitanti. Operiamo in un quartiere di 100 mila abitanti, di cui molti vivono nelle favelas. Poi siamo presenti in villaggi lungo il fiume, fino a 2000 km dalla capitale Manaus, con gli indios Tikuna. La loro vita è il loro villaggio, è lì che imparano a cacciare e a coltivare: per questo è particolarmente sentita la questione del disboscamento e dell’invasione delle multinazionali. Fortunatamente, almeno nei contesti che conosco, i territori demarcati come protetti hanno “tenuto”: basti dire che anche noi abbiamo bisogno del permesso della FUNAI (Fondazione Nazionale dell’Indio, ndr) per entrare. Però non si può negare che ci siano frodi e illegalità, denunciate anche dai missionari – e da qualche buon politico, perché ci sono anche quelli. È una situazione delicata, perché quando si denuncia chi cerca il proprio guadagno a spese di altri si è scomodi.

Come agite? Qual è il vostro impegno?
La prima parola è il rispetto di questi popoli, che vivono di ciò che hanno e sono un tutt’uno con la natura, e della loro identità. In questo senso anche la Chiesa deve fare un mea culpa per aver a volte voluto solo dare invece di accogliere. San Francesco stesso diceva: “Andate e predicate il Vangelo in tutto il mondo e, se proprio ce ne sarà bisogno, usate le parole” … deve bastare il semplice fatto di viverlo. Il nostro impegno è volto soprattutto a rivalorizzare l’identità di questi popoli, che hanno un bagaglio culturale che è stato loro fatto dimenticare: da anni proponiamo, ad esempio, il Festival di musica indigena e le Olimpiadi indigene. Poi, naturalmente, annunciamo anche il Vangelo, sempre con la convinzione che Gesù è venuto ad elevare la dignità di ogni uomo, cristiano e non. Io stesso posso dire di aver imparato molto da questo popolo della foresta, che pure è così taciturno e riservato.

Chiara Andreola

Calendario

Richiedi subito la tua copia del Calendario

Sono presenti degli errori. Assicurati che i campi siano completi e corretti e reinvia il modulo.
Grazie ! La tua richiesta è stata inoltrata con successo. Ti contatteremo al più presto.