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Indios

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La presenza di Indios in Brasile, dall’epoca dei “conquistadores” a oggi, ha avuto un crollo pauroso: 5 milioni di Indios nel 1500, 1milione nel 1800, 200.000 al volgere del millennio. Nel territorio della nostra Missione essi sono presenti in diverse etnie
(tribù), alcune delle quali poco numerose. Raggiunte in tempi molto recenti, non hanno ancora preso familiarità con i Missionari, anche se alcuni gruppi hanno richiesto la loro presenza per avere aiuti e protezione. Sono i Matis (circa duecento individui lungo il rio Ituí), i Marubo (circa un migliaio di individui stanziati lungo il Javari e il Curuçà), i Matses (mille individui stanziati lungo il Javari e il Jaquirana), i Kanamary (ottocento individui sparsi per le rive del Javari e del’Itacoay), i Kulina (una cinquantina di persone presenti in un’aldeia lungo il Javari), i Korubo (gruppi isolati lungo i fiumi Ituí, Itacoay e Quixito) ed altri clan non ancora ben identificati. Ma la tribù presente nel modo più massiccio è quella dei Tikuna, sparsa lungo il Solimões e suoi affluenti da Tonantins al rio Javari. I Tikuna, di carattere mite e socievole, furono i tradizionali nemici degli Omagua, sempre perdenti nei loro confronti. Quando, nei primi anni del secolo XVIII, sul rio Solimões i portoghesi subentrarono agli spagnoli, gli Omagua, amici di questi ultimi, dovettero capitolare di fronte a razzie, persecuzioni e vessazioni di ogni genere da parte dei nuovi dominatori e ritirarsi in Perù, lungo il Rio Napo. Allora i Tikuna poterono scendere dal profondo della foresta e occupare la zona abitata prima dagli Omagua. Questa è la tribù rimasta più a contatto con i nostri Missionari, i quali, fin dai primi anni trenta hanno destinato uno di loro come assistente spirituale per gli Indios. Tra coloro che hanno svolto questo compito merita un cenno particolare l’indimenticabile P. Fedele Schiaroli da Alviano, che per venticinque anni fece praticamente vita comune con i Tikuna. Ne imparò usi e costumi, ne apprese la lingua che fece conoscere al mondo compilando una grammatica-dizionario (data alle stampe nel 1945), poté conoscere i loro segreti, riuscì ad allestire tre memorabili Esposizioni Missionarie (S. Paulo do Sul 1942, Roma 1950, Rio de Janeiro 1955) con gli oggetti più particolari e inviolabili della loro cultura; fu accolto ufficialmente in seno alla tribù, di cui venne a far parte a tutti gli effetti. La sua opera, esemplare nel campo della catechesi, lo è anche sotto il profilo etnologico, scientifico e più globalmente “umano”. Sta di fatto che la tribù dei Tikuna, a fronte della tragica riduzione degli Indios di cui si è detto sopra, è stata la prima ad essere andata sorprendentemente in crescita in questi ultimi decenni (duemila individui nel 1940, quattromila nel 1952, undicimila nel 1974, oggi 32.000). E questo a dispetto di un amministratore locale che, di fronte alle insistenze dei nostri Missionari tese a tutelare gli Indios, rispondeva: “I Tikuna non sono esseri umani, è meglio che scompaiano”! - (Cfr Prelatura do Alto Solimões, Economia e Ação Comunitaria, 1970,2)

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