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Fratello corpo

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Un’altra stupenda pagina scritta dai nostri Missionari in Amazzonia è quella che riguarda la sanità. Si è già accennato che l’ambiente costantemente caldo umido della foresta tropicale amazzonica favorisce l’insorgere di numerose malattie. Eccone alcune: malaria, febbre gialla, beri-beri, lebbra, tifo, enteriti, verminosi, tubercolosi, malattie respiratorie, dermatiti… Al tempo dei nostri primi Missionari, il medico era una figura mitica di cui solo qualcuno aveva sentito parlare qualche volta, ma che quasi nessuno aveva mai visto. La cura delle malattie era affidata alla semplice tradizione popolare, o ai “curandeiros”, specie di guaritori-stregoni, non di rado veri e propri imbroglioni. Conseguenza: una mortalità, specialmente infantile, altissima. I Missionari, anche in questo settore, hanno fatto di tutto: si sono trasformati in infermieri, medici, ostetrici, chirurghi, spesso armati solo di un paio di forbici, un po’ di filo per ricucire e una bottiglia di acquavite per disinfettare. Chiamati centinaia di volte a soccorrere i malati, ognuno di loro ha un repertorio di episodi da far rabbrividire. Nelle loro “desobrigas” hanno sempre portato medicinali e quanto potesse essere utile nelle diverse circostanze; hanno costituito nei villaggi principali delle “profilaxias rurais”, specie di dispensari medici o presìdi sanitari gestiti dai Missionari stessi e, occasionalmente, da qualche infermiere o medico chiamato di proposito. Non hanno mai cessato di stimolare le autorità civili, un po’ sorde, un po’ impreparate, un po’ inadeguate a far fronte a un problema di tali dimensioni. Negli anni sessanta, sotto la direzione di un Missionario medico, P. Pio Conti, hanno iniziato la costruzione di un ospedale-lebbrosario in S. Paulo de Olivença, terminato nel 1974 e poi consegnato alle autorità statali per l’impossibilità di gestire un’opera così onerosa. Hanno curato anche l’allestimento di un battello, il “Maria Cristina” (di dieci metri), dotato di sala operatoria e di altre apparecchiature mediche… Tutto questo, anche se non ha risolto il problema, quanto meno è servito di stimolo alle autorità civili, che si sono attivate per costruire piccoli ospedali e unità sanitarie negli altri centri e villaggi minori. Certo, la situazione non è cambiata di molto, anzi, si è ancora molto lontani dal minimo indispensabile: la mentalità magica persiste, le strutture sono insufficienti, le distanze sono ancora un ostacolo insuperato… ma quello che è stato fatto ha preso il via dall’azione e dall’interessamento dei Missionari, i quali, quando non hanno potuto fare di meglio, sono stati vicini agli ammalati offrendo loro un conforto e un segno di speranza.

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