Nella riflessione attuale sull’esistenza umana, la realtà dell’uomo si rivela inafferrabile se si tenta di coglierla in modo staccato dalla comunità degli altri. Già l’Io, per prendere coscienza di sé, ha bisogno di un Tu che gli stia di fronte. Ognuno di noi per svegliarsi alla vita cosciente ha bisogno dell’altro in cui riflettersi e con cui confrontarsi. Percepire l’altro è il primo e indispensabile passo per incontrare sé stessi. Il Tu è costitutivo dell’Io! L’altro non è davanti a me perché “pensato” da me, o perché “prodotto” dalla mia mente. L’altro si impone da sé, emana dall’evidenza della sua luminosità e irrompe nella mia esistenza senza bussare. Non si presenta in modo sottomesso, o dipendente, ma in tutta la sua autonomia che esclude qualsiasi tipo di dipendenza dall’Io. Il Tu è lì, faccia a faccia, come libertà inafferrabile ed esigente, come appello che non si può eludere. La relazione con l’altro (o gli altri) è costitutiva della persona, perché la persona ha una struttura dialogale. Il fatto fondamentale è che ogni uomo viene interpellato da un altro essere umano nella parola, nell’attività, nella convivenza. Uomini si diventa grazie ad altre persone, parlando, lavorando, interagendo. Se mai un essere umano mi avesse trattato in questo modo, sarei come un animale, o come un essere “umanamente” muto.