Il lavoro, inteso in senso ampio, consiste in tutto quello che le persone umane compiono, sia manualmente, sia intellettualmente, per “umanizzare” il mondo e renderlo più abitabile. L’uomo è chiamato ad assumere questo compito per “realizzarsi” come essere umano e “rivestirsi di dignità”. È questa una dimensione fondamentale della sua presenza nel mondo, perché creatrice di storia. Il lavoro è il fulcro dell’azione di generazioni e generazioni che si sono susseguite nel tempo, e punto di partenza per le nuove generazioni, che acquista continuità storica attraverso la parola. Anche il lavoro, dunque, è un aspetto dell’esistenza umana eminentemente associativo. Oggi si tende a dare grande importanza al lavoro tecnico-industriale, anche se sono sempre più numerosi coloro che puntano il dito contro le nuove forme di “alienazione” che questo tipo di lavoro non riesce ad evitare. Se aggiungiamo a questi anche coloro che, dopo due guerre mondiali e l’espansione incontrollabile degli arsenali di armi atomiche, sono sempre più preoccupati persino per la sopravvivenza dell’uomo sulla terra, comprendiamo allora quanto siano inquietanti le ombre di sfiducia che si allungano sulla positività dell’attuale progresso tecnologico e scientifico, e ci invitano a non dimenticare mai che la ricerca scientifica deve rimanere saldamente ancorata a valori etici certi e condivisi.